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venerdì 28 marzo 2008

Come riconoscere il vero mobbing

Al pari del fenomeno che affligge i giovanissimi, anche l'insieme di angherie, vessazioni e abusi psicologici perpetrati da superiori e pari ai danni di un dipendente ledono sia la salute psicofisica che la dignità di chi subisce queste molestie: sono, insomma, comportamenti da denunciare. Il fatto è che il mobbing è spesso subdolo, perché fatto di atteggiamenti di per sè non illeciti o lesivi: è tutto l'insieme degli abusi e delle umiliazioni a condurre la vittima all'esasperazione, spingendola infine ad abbandonare il posto di lavoro e portando quindi i molestatori al raggiungimento del loro obiettivo: liberarsi del collega indesiderato. Ma come si fa a dire con certezza quando siamo effettivamente vittime del mobbing?

NON SOLO PIGRIZIA - A tale proposito, sulle pagine di Forbes è stato pubblicato un elenco degli indizi che devono far scattare un allarme in chi sospetta, appunto, di essere mobbizzato. E proprio l'ansia del risveglio è il primo segnale. Certo non saranno tantissimi coloro che si alzano felici di andare a lavorare, ma se ci si rende conto che tale indolenza non è dovuta solo a svogliatezza ma a qualcosa di più, a un malessere più profondo che getta nello sconforto e toglie ogni entusiasmo, allora è il caso di farsi altre domande.

CRITICHE E VOCE ALTA - Come, per esempio, chiedersi se la valanga di critiche che piovono dagli uffici dei piani alti o che arrivano puntualmente dai colleghi siano giustificabili o meno. Perché mai, nonostante un comportamento ineccepibile e una carriera senza macchia, si diviene improvvisamente bersaglio di osservazioni e rimproveri? E perché tutti alzano la voce? Chi fa mobbing non risparmia insulti e critiche, e spesso le grida in faccia alla vittima di fronte ai colleghi, per umiliarla. E sempre per umiliare, creare sconforto e far perdere fiducia e autostima, i bulli d'ufficio non fanno altro che ricordare e rinfacciare al mobbizzato l'elenco dei suoi errori, sovente arricchendo la lista con falsità.

PETTEGOLEZZI E ISOLAMENTO - La tattica dei molestatori da scrivania contempla poi la diffusione di pettegolezzi e false informazioni sulle abitudini o la vita del lavoratore preso di mira, nonché il suo isolamento. Spesso, infatti, il mobbizzato si ritrova da solo alla macchinetta del caffè o al bar in pausa pranzo, se non addirittura escluso da riunioni e appuntamenti. La strategia dell'isolamento può addirittura portare al trasferimento della postazione di lavoro della vittima nella stanza più isolata e triste dell'edificio, solo perché qualcuno lo ha ritenuto opportuno.

I BASTONI TRA LE RUOTE - Inoltre, chi fa mobbing non dimentica nemmeno tutta una serie di espedienti e tecniche di sabotaggio atte a ostacolare il lavoro del molestato, come il cambiare improvvisamente le regole, oppure evitare di compiere la propria parte del lavoro quando da questa dipende il successo del mobbizzato o, ancora, non prendere le sue telefonate quando è assente. A rendere il tutto ancora più difficile e frustrante si aggiunge poi il cambio repentino di turni e orari, o la convocazione di riunioni dell'ultimo minuto in orari improbabili: il tutto attuato appositamente per destabilizzare non solo la vita professionale ma anche la vita privata del lavoratore preso di mira. E non manca nemmeno chi impropriamente - ma con disinvoltura - si attribuisce meriti per successi che, ovviamente, appartengono al solito mobbizzato.

MALESSERE - Infine, un ultimo importante segnale è dato dall'equilibro psicofisico e dai rapporti con la famiglia: se il denaro guadagnato viene speso per sedute di analisi al sabato mattina, e se moglie e figli dicono che non ne possono più di sentire parlare di problemi di lavoro, allora ci si trova con tutta probabilità nella morsa del mobbing.

venerdì 14 marzo 2008

Chi sono sti benedetti giovani?


Dal "Il Messaggero"
Chi sono ’sti benedetti giovani? I ventenni, i trentenni, i quarantenni? Perché c’è una bella differenza fra un ragazzo di 20 anni e uno di 35, che magari ha già alle spalle 15 anni di precariato e tanto ragazzo non è più, e le sue esigenze sono molto diverse da quelle di quando era ragazzo. Il Pd propone un minimo di 1000-1100 euro per i precari, ma 1100 euro a Milano o Roma hanno un valore, a Bari o Palermo un altro. Né Pd, né Pdl parlano degli stages, eppure una regolamentazione di questa forma di sfruttamento sarebbe necessaria. E poi, la dote di 2500 euro per i figli proposta dal Pd, o la reintroduzione del bonus bebè del Pdl valgono sia per il prossimo figlio di John Elkann che per il figlio di una coppia di precari? E chi sono le giovani coppie e i meno abbienti che il Pdl vorrebbe sostenere nell’acquisto della prima casa o nell’affitto? Sposati o coppie di fatto? Entrambi? E i meno abbienti? Che stipendio si deve percepire per essere considerati “meno abbienti”? E il social housing del Pd chi riguarderà? I giovani? E chi ha 35 anni ora? Avrà una casa a mutuo o affitto agevolato fra 5 anni? Il Pd propone “forti incentivi a chi assume a tempo indeterminato”, il Pdl il “credito d’imposta per le imprese che assumono giovani e che trasformano contratti temporanei in contratti a tempo indeterminato”. Ma allora i contratti temporanei sono un bene o un male?

giovedì 13 marzo 2008

Donne a rischio povertà

L'8 marzo è passato ed occorre fare qualche riflessione sulla condizione delle donne italiane. La disoccupazione femminile in Italia riguarda il 46,2% delle donne in età lavorativa e ha due conseguenze fondamentali: impoverimento delle famiglie e bassissimi tassi di natalità.
Senza occupazione femminile non c'è sviluppo per il paese, così la Commissione Europea che richiede all'Italia di arrivare al 60% di occupazione entro il 2010. Come reagiscono le Istituzioni Italiane, cosa suggeriscono i partiti di maggioranza?
(da Umbrialeft) Il Pdl propone l’introduzione del “quoziente familiare” che andrebbe a tassare maggiormente il reddito delle mogli - che percepiscono meno del marito - e meno quello dei mariti, il Pd propone un incentivo al lavoro di cura gratuito attraverso una riduzione di aliquote fiscali sulle donne che possano “certificare”le spese di cura.
Peccato che in entrambi i casi niente viene fatto per aumentare l’occupazione femminile, penalizzata proprio dalla cultura della discriminazione, dal peso dei lavori di cura gratuiti, dalla differenza dei salari a pari prestazione, dalla mancanza di flessibilità e in genere dalla tradizionale incapacità di partorire nuove strategie economiche per il paese.

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martedì 11 marzo 2008

LA TORTA

SE LA TORTA E'TANTO GRANDE ED E' PARASTATALE PERCHE'C'E'CHI PUR ESSENDO GRASSO VUOLE MANGIARE MANGIARE E ANCORA MANGIARE....?


 
Wordle: dani