Nel mercato del lavoro ci sono poche porte aperte per i giovani. Fra queste c’è lo stage. Che però, secondo uno studio della Commissione europea, viene troppo spesso usato in modo improprio. La denuncia della Commissione è contenuta all’interno di una recente “comunicazione”, dedicata alla promozione della piena partecipazione dei giovani nell’educazione, nell’occupazione e nella società.
La popolazione europea è sempre più anziana, sottolinea la Commissione, e di conseguenza la fetta dei lavoratori giovani si assottiglia. Naturalmente, le politiche dell’Unione europea per l’occupazione sono dirette a valorizzare sempre più le giovani generazioni. Per questo, il documento invita gli Stati membri a investire di più nell’istruzione, facilitando il passaggio dalla scuola al lavoro. Un passaggio sempre più complicato, perché oggi giorno metà dei posti di lavoro proposti richiedono qualifiche e abilità di alto livello.
Purtroppo, in molti Stati dell’Ue, un giovane su tre è ancora senza lavoro un anno dopo aver lasciato la scuola e circa un quarto degli europei più giovani non sono idonei né capaci a entrare nel mondo del lavoro. Per questo lo stage può rivelarsi, se usato correttamente, uno strumento efficace per favorire il passaggio dalla scuola al lavoro. Proprio per tutelarlo meglio, la Commissione ha annunciato per il 2008 una Carta europea sulla qualità dei tirocini.
Questo è il quadro disegnato da Bruxelles, ma cosa succede a casa nostra? Secondo il rapporto di monitoraggio sui tirocini nel Lazio realizzato dall’Agenzia Lazio Lavoro e reso noto lo scorso febbraio (l’ultimo disponibile, ndr), tra il 2003 e il 2005 l’attività dei Cpi legata al servizio tirocini si è andata intensificando, tant’è vero che in questo periodo gli stage nella regione sono aumentati del 36%.
Nel 2005 sono aumentati i tirocini di breve durata (fino a tre mesi) ma quelli che si protraggono fino a sei mesi rimangono la maggioranza (64,8%). Poco più di un quinto di essi si interrompe. Con riferimento agli sbocchi occupazionali, i dati forniti dai Centri per l’impiego mettono in evidenza che un quarto dei tirocini apre le porte ad un’assunzione, la quale avviene nell’88% dei casi nella stessa azienda ospitante.
«Lo stage è uno strumento elastico e discrezionale che serve ad arricchire lo stagiaire di competenze professionali – spiega Angela Oreste, responsabile del Centro per l’impiego di Cinecittà – è un’opportunità finalizzata all’inserimento lavorativo, perché attraverso lo stage lo stagiaire può acquisire le competenze che servono alle imprese».
La realtà in cui s’imbatte l’allievo varia da settore a settore, ed è diversa anche a seconda del tipo di lavoro che deve svolgere. «Un attento tutoraggio da parte del Centro impiego – prosegue la Oreste – serve ad evitare situazioni di sfruttamento dello stagiaire. Noi possiamo fare dei controlli senza preavviso presso le imprese, ma purtroppo abbiamo una dotazione di personale ridotta che non ci permette di seguire tutte le aziende dove ci sono tirocinanti, quindi invitiamo gli stessi ragazzi ad instaurare un rapporto più continuativo con il tutor del Cpi che gli è stato assegnato, in modo tale da avere un maggior supporto consulenziale e orientativo».