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lunedì 23 luglio 2007

Disordine è bello

Disordine è bello! E in certi casi è anche produttivo, al di là di quello che potrebbe pensare il vostro capo! Ne sono convinti gli autori di un libro che sta riscuotendo particolare successo negli Usa, «Il caos perfetto, i benefici nascosti del disordine», di Eric Abrahamson e David Freedman।
Questo libro dimostra scientificamente che considerare il disordine come sinonimo di scarsa produttività, poca serietà, inaffidabile approssimazione, sottovalutando il ruolo della pura e semplice casualità nelle nostre vite, è un errore. Le persone troppo impegnate a tenere ordinata la propria casa o il proprio posto di lavoro sprecano tempo che potrebbe essere destinato ad altro - sottolinea Freedman -. Non solo: nel disordine si scoprono a volte oggetti che, se fossero stati stipati in qualche contenitore o cassetto, mai sarebbero tornati alla vista. Diciamo allora che il disordine che è anche un'ottima forma di promemoria. Il nostro cervello è programmato per interagire con un ambiente complesso, e una sovrabbondanza di stimoli può incentivare la fantasia e sollecitare la creatività. E certe volte influenzare anche importanti scoperte scientifiche: si racconta che Alexander Fleming dimenticò una finestra aperta nel suo non immacolato laboratorio e andò in vacanza. Al ritorno scoprì che una muffa aveva invaso una coltura batterica. Così nacque la penicillina.
Più che un elogio della trasandatezza, quella di Abrahamson e Freedman è una vera e propria scienza del disordine destinata a cambiare per sempre la nostra percezione dell'ambiente che ci circonda e a liberare il caos che è in tutti noi. Rendendoci più produttivi, meno stressati e più felici.

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