NOI GIOVANI...I NUOVI POVERI?
L'Eurispes parla di giovani sottopagati. Va meglio a chi è istruito. Ma restiamo in coda. Con venti milioni di sottopagati nasce e cresce, in Italia, la categoria dei lavoratori poveri. Il Rapporto 2008 dell’Eurispes dipinge con tinte fosche il quadro dei salari italiani, che sono passati dai 15.597 euro del 2004 ai 16.642 del 2006.
Una crescita davvero limitata, che permette di definire i lavoratori italiani “poors”, soprattutto se si pensa alle retribuzioni inglesi, aumentate nello stesso arco temporale di circa 7mila euro.
Dalle analisi sul mercato del lavoro realizzata dall’Istituto di studi politici, economici e sociali, risulta che in Italia ci sono venti milioni di persone sottopagate.
Gli anglosassoni li chiamano “working poors”, ovvero lavoratori poveri. Chi appartiene a questa categoria, pur avendo un’occupazione professionale, ha un tenore di vita molto vicino a quello di un disoccupato a causa di un salario così basso da essere inadeguato per vivere dignitosamente.
Eurispes rincara la dose. Secondo i dati a disposizione l’istituto di ricerca, infatti, in Italia la figura del lavoratore povero è presente in quasi tutti gli ambiti professionali, dal pubblico impiego alla piccola e media impresa, dall’edilizia all’artigianato e dal dipendente al lavoratore atipico.
Confrontando il Belpaese con le grandi nazioni europee, emerge che i salari italiani sono inferiori del 10 per cento rispetto ai tedeschi, del 20 per cento rispetto agli inglesi e di 25 punti percentuali rispetto ai francesi.
Inoltre, prendendo in considerazione le retribuzioni nette del 2004 e del 2005, si evince che gli italiani hanno guadagnato di più solo dei colleghi greci e spagnoli.
Il destino del lavoratore povero tocca in modo particolare le donne specie se giovani!
Una crescita davvero limitata, che permette di definire i lavoratori italiani “poors”, soprattutto se si pensa alle retribuzioni inglesi, aumentate nello stesso arco temporale di circa 7mila euro.
Dalle analisi sul mercato del lavoro realizzata dall’Istituto di studi politici, economici e sociali, risulta che in Italia ci sono venti milioni di persone sottopagate.
Gli anglosassoni li chiamano “working poors”, ovvero lavoratori poveri. Chi appartiene a questa categoria, pur avendo un’occupazione professionale, ha un tenore di vita molto vicino a quello di un disoccupato a causa di un salario così basso da essere inadeguato per vivere dignitosamente.
Eurispes rincara la dose. Secondo i dati a disposizione l’istituto di ricerca, infatti, in Italia la figura del lavoratore povero è presente in quasi tutti gli ambiti professionali, dal pubblico impiego alla piccola e media impresa, dall’edilizia all’artigianato e dal dipendente al lavoratore atipico.
Confrontando il Belpaese con le grandi nazioni europee, emerge che i salari italiani sono inferiori del 10 per cento rispetto ai tedeschi, del 20 per cento rispetto agli inglesi e di 25 punti percentuali rispetto ai francesi.
Inoltre, prendendo in considerazione le retribuzioni nette del 2004 e del 2005, si evince che gli italiani hanno guadagnato di più solo dei colleghi greci e spagnoli.
Il destino del lavoratore povero tocca in modo particolare le donne specie se giovani!
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